Il progetto “l’impatto della corilicoltura nel Monferrato” fa incontrare il paese di Lu, le nocciole e gli studenti dell’Università di Pollenzo

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Oggi a Lu Monferrato sono arrivati i ragazzi dell’Università di Pollenzo per studiare una trasformazione ed i suoi protagonisti al fine di conoscere e approfondire l’impatto della corilicoltura nel Monferrato.

Il paese di Lu è sempre più un soggetto di ricerca per il mondo accademico e dell’agroalimentare, e anche per il Monferrato e le sue “bellezze” gastronomiche:
L’indagine porterà ricercatori e studenti a condurre il lavoro sul campo presso aziende del territorio al fine di raccontare attraverso la storia vissuta dagli agricoltori e imprenditori luesi i motivi di un successo che va oltre il semplice profitto economico in un territorio storicamente vocato alla viticultura ed alla cerealicoltura, negli ultimi anni, ha iniziato a diversificare l’orizzonte di coltivazioni.

In questo contesto la nocciola è diventato un “simbolo” di questo positivo connubio tra passato e futuro. Se la coltivazione del nocciolo è attestata in tutto il Piemonte già in età moderna, nel corso del Novecento questa coltura era diventata esclusivamente sinonimo di Alba e Ferrero, di un’area a cavaliere di Langa e Roero. Di fronte alla crescente domanda di nocciole di qualità da parte delle aziende dolciarie, la coltivazione della varietà locale della tonda gentile ha visto un vero e proprio boom che l’ha fatta diventare icona della nuova agricoltura piemontese.

L’epicentro di questa trasformazione è collocato in Monferrato, ed in particolare nel Basso Monferrato casalese. Coltura quasi scomparsa all’inizio degli anni Novanta, la storia del nocciolo in Monferrato si lega all’azione di un’azienda luese e dell’attività promotrice dalla Coldiretti. Dalla fine degli anni Novanta, la riscoperta della nocciola in Monferrato si è legata ad una costante azione di sperimentazione scientifica e tecnica, portata a avanti dalle aziende in collaborazione con enti di ricerca ed università, e progetti commerciali di filiera. Questi hanno garantito il successo di questa coltivazione: un successo che si legge anche dall’inserimento della coltivazione del nocciolo come uno dei tratti caratterizzanti e tipici del l’intero territorio collinare piemontese, in lizza per il suo riconoscimento come patrimonio UNESCO.

Fonte: alessandrianews.it

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